Di Nico Parasmo
In Honduras due terzi degli oltre otto milioni di abitanti vivono al di sotto della soglia di povertà. A causa del cambiamento climatico, negli ultimi vent’anni il paese è stato colpito ancora più spesso da uragani, inondazioni e siccità. Inoltre l’eccessivo disboscamento e la crescente erosione del suolo accrescono il rischio di disastri ambientali. L’Honduras presenta infine uno dei tassi di criminalità più alti del mondo.
Per rispondere all’elevato rischio di catastrofe che grava sul paese, la prevenzione e la prontezza di intervento hanno un’importanza centrale. Nei villaggi sono stati quindi creati dei comitati di emergenza formati da volontari appositamente istruiti. Vengono inoltre elaborati piani di evacuazione, mappe delle zone a rischio e sistemi di preallarme. Il pericolo di inondazioni viene ridotto anche tramite muri di protezione, drenaggi e piccoli ponti. I pendii che rischiano di franare vengono infine stabilizzati con la piantagione di alberi.
Il cambiamento climatico si ripercuote anche sulle condizioni di vita delle persone in quanto facilita la proliferazione di trasmettitori di malattie (come le zanzare) e la diffusione delle malattie stesse (p.es. malaria e dengue), complicando allo stesso tempo l’accesso all’acqua, sia quella potabile che quella necessaria all’agricoltura. Le campagne di igiene e un approvvigionamento idrico funzionante sono quindi di importanza vitale.
L’uragano Eta ha colpito le coste al largo del Nicaragua il 3 novembre, prima di attraversare tutto l’Honduras. Dopo sole due settimane, è stato seguito da Iota, un uragano di categoria 5, che ha lasciato un livello, senza precedenti nella storia recente, di distruzione in tutta la regione. Le forti piogge hanno provocato inondazioni diffuse, mentre, in molte zone sono state messe fuori uso. Un giovane della comunità bahá’í locale di San Pedro Sula ha dichiarato: “Sento che questo è il momento di riflettere su ciò che è veramente importante.
Stiamo ricostruendo le nostre case e aiutando i nostri vicini a ricostruire le loro. La gente sta prendendo coscienza sull’importanza di sostenerci l’un l’altro. Questo è il momento dell’unità per una ricostruzione, non solo materiale ma anche spirituale.
A volte, pensiamo di aver visto tutto…
In questi ultimi anni, che sono stati davvero duri, ho visto tante cose che non conoscevo. Parlo del vento e la pioggia devastante di due uragani che non hanno fatto nessuno sconto a questo paese, che continua ad inginocchiarsi, a cadere, a ferirsi. Intere città allagate, case distrutte, tetti spariti, e purtroppo, molti decessi.
Ma parlo anche del covid 19. Quasi due anni di lockdown, costretti ad avere la mascherina tutto il giorno sia all’aperto che al chiuso. Scuole chiuse ormai da due anni, interazioni sociali al minimo storico. Sistema sanitario collassato sia dall’inefficenza che dai continui atti di corruzione attraverso i quali si sono dirottati milioni di dollari dalla Sanita’ chissà.
Forse ho visto tutto.
Poi, cerco di vedere oltre. Vedo i miei e nostri ragazzi in comunità’ lottare per i propri ideali, per uscire dal tunnel della droga, della violenza, delle bande. Vedo le loro mani lavorare la terra, i loro volti a volte sorridenti e a volte tristi. Vedo ragazzi padri che abbracciano i loro figli durante le poche visite consentite. Ascolto le loro parole a un telefono. Vedo i loro sorrisi e la voglia di vivere e tornare ad una vita normale. Vedo piccoli grandi uomini che pregano un Dio a volte lontano e a volte cosi vicino.
Pensavo di aver visto, ma ho ancora molto da vedere.
Viviamo e camminiamo la stessa terra…
In questo disastro climatico e sanitario, abbiamo portato avanti il nostro progetto e le nostre attività. I ragazzi hanno continuato la scuole seppur in DAD, e tutte le attività educative e lavorative previste dal loro percorso. Non ci siamo persi d’animo, siamo andati avanti credendo in ciò che era importante: salvarsi la vita in modo degno.
Purtroppo la nostra casa è stata duramente colpita dai due uragani e le nostre terre sono talmente imbevute di acqua che è faticoso coltivare. Ma la natura fa il suo corso, è resiliente come il popolo honduregno. Si cade, ci si rialza, si ricomincia.
Il tetto? Le stelle sono belle ma quando fa freddo e piove abbiamo bisogno di ripararci. Col vostro aiuto lo possiamo fare.
Le nostre terre? Si asciugheranno e saranno più rigogliose e porteranno frutti buoni, migliori. Col vostro aiuto lo possiamo fare.
Viviamo e camminiamo la stessa terra.
Attraverso Rete del dono potrete sostenere il nostro progetto, con un clic scoprirete tutti i dettagli.
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