L’arte e il clown nella pratica educativa raccontato da una delle formatrici.

Scritto da Giorgia Dell’Uomo

Ho imparato che tutte le arti non possono prescindere l’una dall’altra. Le arti figurative, la musica, il teatro, la danza, sono necessariamente legate l’una all’altra. In un quadro osservando le linee, i colori, la costruzione delle immagini: possiamo osservare una teatralità, possiamo sentire un ritmo, possiamo lasciarci trasportare nella danza delle pennellate. Così è lo stesso per  un’opera teatrale, o una danza, può essere un grande quadro che vive nella nostra immaginazione e nella nostra fantasia.

Può definirsi l’educazione un’arte? Può essere considerato l’educatore un artista?

Io credo di si. Ogni educatore ogni giorno si reinventa ad ogni incontro. Sperimenta, esplora, rischia. Ha il suo bagaglio di conoscenze, ha studiato centinaia di libri, conosce delle nozioni e delle “leggi” che applica, ma sa benissimo che il suo lavoro non può essere ripetitivo e che quelle conoscenze vanno adattate di caso in caso, che variano da incontro ad incontro. L’educatore a mio avviso si può definire un vero e proprio creativo, perché è sempre di fronte al problema e deve di continuo mettere in atto la sua capacità di trasformare il problema in qualcosa di positivo.

Io ho iniziato con l’arte figurativa, poi ho scoperto il teatro e poi l’educazione. Sono sempre più convinta che senza uno di questi elementi mi sarei sentita incompleta. Non mi sarei sentita libera, non avrei scoperto e non mi sarei meravigliata delle piccole cose, allo stesso modo.

La scoperta del clown è stata per me il completamento di tutto. Mi ha insegnato ad osservare le cose da tutte le prospettive immaginabili e anche “inventabili”, mi ha insegnato a plasmare, a disegnare, a costruire a partire da me e ad aprirmi poi all’altro. Il clown mi ha insegnato in particolar modo, che i problemi non si risolvono, perché nel volerli risolvere a tutti i costi succede che forse ne scateni altri, ma puoi trasformarli, puoi  tirarne fuori la bellezza.

In questi due giorni de “L’arte e il clown nella pratica educativa” il mio compito sarà quello di aiutarci a non prenderci troppo sul serio, ad alleggerirci di tutte le zavorre che ci portiamo dietro, a scoprire il nostro lato più ironico, più folle, più vero, ma soprattutto più in contatto con noi stessi e con l’altro.

 

PER INFO: lavaligiadegliattrezzi.esf@gmail.com

Condividi su: