Scritto da Sara Cortellazzi.

La prima cosa che ho notato del Madagascar? Chiedilo alla polvere…perchè ricopre ogni cosa, dalle persone agli animali, lei avvolge tutto e tutti indistintamente, tutto quello che trova e sembra che tutti glielo lascino fare.

Le persone qui camminano, camminano continuamente, ma in realtà sono ferme, camminano per far passare il tempo, per provare a scrollarsi di dosso quella polvere che ormai gli ha riempito anche lo sguardo. E poi c’è chi la polvere è riuscita a togliersela , o che almeno ci prova realmente, alzandosi tutte le mattine alle 4 e camminando davvero, per andare da qualche parte. Lo fanno trenta ragazzi, talmente limpidi e sinceri che non si rendono neanche conto di come riescono ad accoglierti e a farti sentire. Trenta ragazzi talmente spontanei che quando ti vedono fissare il cielo illuminato a giorno da migliaia di stelle, come se non l’avessi mai visto prima, perchè tu effettivamente un cielo cosi non l’hai mai visto prima veramente, ti guardano ridendo. Ridono e ti chiedono: “Perchè lo guardi cosi? Non ci sono il cielo e le stelle in Italia?”. Trenta ragazzi che della polvere se ne sono liberati, grazie a chi ha scelto di essere se stesso,di oltrepassare quelle frontiere che ci spaventano cosi tanto, venendo qui e restandoci, andando oltre dubbi, incertezze, pregiudizi e paure, quattro persone che hanno scelto di vivere qui, senza imporre loro stessi o il loro sapere ma restando umili, capendo di essere loro gli stranieri in terra straniera e ad aver bisogno di aiuto.

Non possiamo venire qui con l’idea di salvare tutti, dobbiamo venire qui e pensare di aiutare, facendo quello che possiamo, facendo quello che ci viene detto da chi in questo posto ci vive, l’unica cosa che possiamo fare è aiutare a “spolverare”…

Pensavo di venire qui e trovare un altro mondo con altre persone, completamente diverse da me, ma mi sto ricredendo, le persone che sto incontrando sono uguali a me, io sono uguale a loro, gente piena di polvere che se la vuole scrollare di dosso.

 

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