Scritto da Jennifer Gaspari

…posso solo se Insieme .

“Vuoi partire per due anni? In Madagascar hanno bisogno di due responsabili per una casa famiglia in cui vivono bambini e ragazzi che un tempo stavano in strada e per seguire dei progetti esterni con altre realtà locali”.

Non ci ho pensato due volte, avevo già pensato tanto. Costruire relazioni, costruire esperienze, ricostruire un gruppo di lavoro, imparare a conoscersi sotto vesti nuove, passare da essere amiche, a condividere una responsabilità grande, una quotidianità nuova e complicata. Il dono fragile di potersi confrontare con gli educatori malgasci, con i volontari, con chi da anni è qui, l’allenarsi all’ascolto sapendo di dover però dare un’impronta. Cercare di organizzare un lavoro di rete, perchè Insieme si può fare meglio.

E allora presentiamoci, conosciamoci, guardiamoci in faccia, iniziamo a raccontarci di cosa ci occupiamo e come e se possiamo incontrarci nel nostro vivere qui. Ed eccoci poggiare i primi mattoni di una collaborazione con una fondazione malgascia e organizzare un primo evento per parlare di igiene con bambini e famiglie di un quartiere difficile di Fianarantsoa, o ad un tavolo per la progettazione di un centro diurno per accogliere bambini, per vederli in quello che sono, in quello di cui hanno bisogno. Eccoci nel cercare di mettere insieme i pezzi di un percorso di comunità di ventiquattro bambini e ragazzi, perchè il nostro stare Insieme abbia un senso e un valore.

Eccomi sulla strada della ricerca del significato e del modo di uno stare insieme che qui diventa un pensiero costante. Insieme perchè ci si può sorreggere, perchè è inutile negarsi che si ha bisogno di uno sguardo amico e di un abbraccio e allora provare a darlo questo abbraccio e anche provare ad imparare a riceverlo e a chiederlo. Insieme, perchè io lavoro per un centro che si chiama Insieme. Rendersi conto che Insieme é la strada impossibile che bisogna percorrere, che bisogna aprire qui, la più ovvia ma anche la meno scontata. Un Insieme che vuol dire attivarsi, che vuol dire non accettare la delega a poter fare tutto senza fare realmente niente. Un Insieme che mi ricorda che sono ospite e che vuole che i malgasci facciano la loro parte. Una scelta che in ogni istante mi ricorda che io sono me, ma che sono anche l’Altro qui.

E infine l’arrivo di Cristina e don Antonio nei giorni scorsi, il sentirsi parte e Insieme in questo cammino, e l’invito a continuare a domandarsi come vivere l’Incontro, perchè la storia è fatta di incontri. E di incontri qui ne stiamo facendo tanti, ma non saranno sufficienti e pieni se incontrando l’Altro non incontro anche me stessa.

 

Condividi su: