Scritto da Stefania Capelli

Oggi qui nella diocesi di Byumba è una giornata di festa, una di quelle giornate che iniziano con il sole che entra dalla finestra, in cui arrivi in cucina e vieni accolto dal profumo del caffè. Oggi l’aria è diversa, tutto odora di festa è una di quelle giornata in cui gli uomini indossano la camicia e i pantaloni eleganti e le donne sono avvolte nelle stoffe colorate con il copricapo abbinato. La mattinata inizia più tardi del solito ed è dedicata ai preparativi: c’è chi riordina la casa, chi lava i panni, e chi lava le tazze della colazione.

Alle 10.00 siamo pronte, sedute tra i banchi della chiesa, timorose e incuriosite per la celebrazione che ci aspetta. Dopo un iniziale momento al chiuso si esce per la processione ed è in questo momento che mi posiziono su un piccolo dosso e da questa posizione privilegiata mi godo il miracolo che sta avvenendo proprio qui, sotto i miei occhi. È un momento carico di emozioni, la gioia è palpabile, sorrido e batto le mani a ritmo. Pur non capendo la loro lingua mi sento parte di questa comunità, mi sento a casa, ciò che mi sta intorno è familiare: riconosco la vecchina che tutte le mattine vedo a messa avvolta nei suoi semplici abiti colorati e logori, oggi è in festa e per l’occasione indossa un lungo abito chiaro.

Riconosco nel coro la maestra della scuola e il ragazzo che lavora nel posto dove andiamo solitamente a comprare il pane. Poi ci sono i bambini del patronage, così belli, puliti ed eleganti, con le scarpe lucide, pronti a cantare e ballare, a salutarci e a prenderci per mano per farci sentire meno spaesate. La statua della Madonna insieme ai bonghi e al coro, fanno strada e ci regalano un ritmo che non ci permette di stare ferme. È il momento di prendere parte alla processione e con due bambini per mano mi incammino, osservo la bellezza che sta intorno a me, riempio la mia mente di immagini, respiro profondamente e mi inebrio con la gioia che questa gente emana.

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