Scritto da Savino Pezzotta

Si è conclusa a Febbraio, a Bogotà, la conferenza la conferenza globale di valutazione degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (“Making the MDGs work”). Come ci si ricorderà  gli  Obiettivi di Sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals)  sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell’ONU nel 2000 si sono impegnati a raggiungere per l’anno 2015 :

1. Sradicare la povertà estrema e la fame;

2. Rendere universale l’istruzione primaria;

3. Promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne;

4. Ridurre la mortalità infantile;

5. Migliorare la salute materna;

6. Combattere l’HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie;

7. Garantire la sostenibilità ambientale;

8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.

Dopo 13 dall’avvio di questa iniziativa si registrano alcuni progressi, ma, alla data di scadenza nel 2015, ci saranno comunque nel mondo non meno di un miliardo di persone in condizioni di povertà estrema, quella che i parametri dell’Onu fissano a un reddito massimo di un dollaro e 25 centesimi al giorno.

È questo il dato  principale emerso dalla conferenza svoltasi nella capitale colombiana Bogotá, a mille giorni dalla scadenza degli obiettivi stessi e a sei mesi dal summit mondiale in programma a settembre a New York.

I ritardi che si sono registrati nella tabella di marcia non si pongono  comunque sotto il segno della sconfitta nel raggiungimento del primo degli obiettivi quello relativo al dimezzamento del livello di povertà estrema.  Su questo terreno si sono registrati dei passi avanti e la percentuale delle persone coinvolte nella povertà estrema ha fatto registrare un calo.

Questo risultato è più dovuto ai processi economici che hanno visto l’emersione industriale e produttiva dei paesi dell’Asia Orientale e in particolare della Cina e dell’America latina soprattutto in quella che era la parte più diseguale  del mondo il Brasile e il Messico. Ma nonostante che la nuova divisione internazionale del lavoro abbia mutato le condizioni di vita di milioni di persone, nel 2015 un miliardo di persone continuerà a vivere in estrema  povertà – con meno di 1,25 dollari al giorno.

Sugli altri obiettivi si è fatto molto poco soprattutto  sul terreno dell’accesso alla sanità e la riduzione della mortalità infantile  e materna. Circa un bambino su quattro, al di sotto dei cinque anni, è sottopeso a causa della mancanza di cibo di qualità, acqua insufficiente, servizi igienico-sanitari, e ai servizi sanitari.

Discontinui e incostanti i progressi realizzati sul  piano dell’eguaglianza di genere dell’emancipazione femminile che sono elementi essenziali per la lotta contro la povertà e le malattie. Sarebbe servito  uno sforzo maggiore sulla scolarizzazione delle bambine , sui progetti educativi e sull’accesso delle donne alla politica e ai luoghi decisionali.

Si potrebbe aggiungere che anche sul terreno degli scambi commerciali i progressi sono stati deludenti e forse eccessivamente influenzati dalla recessione che ha colpito i paesi più ricchi , che hanno mantenuto tariffe doganali molto alte che penalizzano quelle che sono  le esportazioni principali della maggior parte dei paesi in via di sviluppo.

La crisi economica mondiale esige che venga maggiormente  sviluppato un partenariato mondiale per lo sviluppo – come indicato nell’obiettivo 8 – attraverso l’impegno per l’efficacia degli aiuti, avendo cura che gli stessi siano orientati a migliorare la vita delle popolazioni più povere  sulla base delle loro priorità di sviluppo economico ed umano e che non cadano nelle mani della corruzione. Nello stesso tempo occorre evitare che attraverso gli aiuti si creino distorsioni nei mercati locali e in particolare nel mercato del lavoro.

Nello stesso tempo vanno promossi e rafforzati gli interventi di  politica e di animazione educativa nei diversi aspetti del vivere insieme.

A questo punto chi ha un progetto educativo deve porsi alcune domande di fondo: cosa riserva il futuro per l’economia globale? Verso quale  standard di vita ci si deve orientare per evitare che l’impoverimento diventi l’unica prospettiva per milioni di persone   in tutto il mondo? come le persone che vivono nei paesi poveri possono accedere alle nuove tecnologie e avere gli stessi livelli di comunicazione e informazione al passo con i paesi più ricchi? Come contrastare e contenere l’avidità e la corruzione che  portano a consumare e a far esaurire le risorse vitali e a generare il continuo  degradano dell’ambiente naturale da cui il benessere umano dipende?

L’umanità deve cercare di dare delle risposte a queste domande se vuole evitare d’inserirsi in un processo che la porterà verso l’auto distruzione. La sfida educativa si gioca anche su questi terreni e sulla capacità di indicare uno sviluppo umano sostenibile e uno stile di vita improntato alla sobrietà Nulla è oggi dato per scontato, il futuro non è qualche cosa che appare all’improvviso ma va preparato più che previsto.

 

 

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