Scritto da Marta Carli

Dadakely, Sarobidy, Aina, Hery, Franklin, Thaina e Boniface.

Sono sette, sette come i peccati capitali e come le virtù cardinali e Ognuno di loro potrebbe incarnare l’uno e l’altro nello stesso momento, rappresentando entrambi perfettamente.

Sono sette nanetti, anche se in realtà il più nano è uno, Sarobidy, ha sette anni e la forza di una tigre mista alla dolcezza di un pulcino. Gli altri sono un po’ più grandi, ma nemmeno loro sanno di preciso quando son nati.

La loro casa è il “Panda”, uno dei ristoranti più vazaha (stranieri) della città, loro vivono all’uscita e chiedono cibo e soldi a chiunque passi di li.

Ad una prima conoscenza si potrebbe pensare che la caratteristica che li unisce sia la puzza nauseante, spesso di pipì, che si portano in giro; ma se li si impara a conoscere si scoprono gli infiniti Segni Particolari che li rendono tanto speciali ai miei occhi.

Qualche anno fa ho letto in un libro che negli occhi dei bambini di strada si può vedere Dio e mi son sempre chiesta perché quello scrittore avesse così descritto questa categoria tanto discussa, ma spesso abbandonata.

Proprio l’altra sera pero, di ritorno da una cena abbondante e gustosa in città, ho avuto la Mia risposta.

Li ho trovati a dormire nel cassone del Nissan ricoperti dai sacchi di plastica, loro fedeli coperte che li riparano nelle fredde notti africane. Proprio l’altra sera nei loro occhi ho visto Dio, ma non il Mio Dio, il Dio di ogni essere umano, credente o meno, quell’essenza che da Vita e che e racchiusa nell’anima di ogni essere vivente.

Nei loro occhi risplende tanto perché è l’unica a non essersi ancora dimenticata di loro, l’unico aiuto e l’unica speranza che ancora hanno.

Nonostante racchiudano il diavolo e l’acqua santa nei loro pochi anni di vita, vivono ogni giorno come una sfida, non sapendo cosa ne sarà di loro; ma trovano la forza, ormai tre volte alla settimana, di alzarsi, nascondere le loro umili coperte ed incamminarsi verso l’ora di strada che li separa da Ambalakilonga, colmi di energie per studiare e giocare un po’, come fanno tutti i bambini alla loro età.

Beh! Quando penso a loro ho le lacrime agli occhi, perche ho solo da imparare e perche la forza e la tenacia che quei corpicini racchiudono potrebbe essere sorgente di felicità e fortuna per chiunque.

“L’indifferenza è il più grande peccato mondiale”.

Lo è qui, verso queste piccole creature alle quali ogni tot vengono smantellate dalla polizia le piccole baracche che con fatica costruiscono in strada e lo è nel resto del mondo per tutte le piccole tragedie ed ingiustizie che si verificano e rimangono senza risposta.

Indifferenza è la strada più veloce, quella più comoda, è il non voler sentire e vedere per non sentirsi in dovere di trovare, o almeno cercare, una soluzione.

Oggi più che mai, a pochi giorni dalla mia piccola scoperta e dalle molteplici inondazioni che hanno colpito la mia terra, sento di non voler essere indifferente né quaggiù né a casa mia. E tu?!

 

 

 

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