Di Rosario Volpi
Il 25 aprile non è solo una ricorrenza storica: è un invito, ogni anno rinnovato, a riflettere sul valore della libertà e su chi, con coraggio e visione, ha reso possibile la fine dell’oppressione nazi-fascista in Italia.
Accanto ai partigiani, mossi da coraggio e ideali, ci furono anche uomini e donne che scelsero come strumenti le parole, i libri, i gesti: insegnanti ed educatori.
In quel tempo difficile, educare era già un atto di resistenza. Non solo tra i banchi di scuola, ma ovunque ci fosse bisogno di cura, ascolto e dignità. Donne e uomini al fianco dei bambini e delle bambine, degli orfani, degli adolescenti smarriti, ma anche dei più fragili, doppiamente vittime del conflitto. Educatori ed educatrici in trincea per seminare pensiero critico in un tempo in cui era proibito pensare, e per coltivare gesti di umanità mentre intorno si diffondeva il terrore.
Riconoscere e accogliere la fragilità, proprio quando si esaltava solo la forza: questo era educare alla libertà, e lo è ancora oggi.
L’impegno degli educatori e delle educatrici non si è fermato con la fine della guerra. È continuato nel dopoguerra, nella ricostruzione non solo materiale, ma soprattutto morale e culturale dell’Italia.
Scuole popolari, alfabetizzazione, educazione civica e decine e decine di altre iniziative, sono stati semi lanciati in un terreno nuovo, per far germogliare una democrazia viva e partecipata.
Oggi, come allora, l’educazione resta una forma privilegiata di liberazione. Non viviamo sotto un regime, ma ingiustizie, esclusioni, muri e violenze esistono ancora.
E allora tocca a noi, persone che quotidianamente si occupano di educazione senza frontiere, continuare nella stessa direzione: coltivare coscienze libere, nutrire il pensiero, creare spazi di inclusione, occasioni di fraternità e condivisione, tenere accesa la speranza dove dominano paura e insicurezza.
Non solo qui in Italia ma ovunque nel mondo è oggi più che mai urgente, in un tempo in cui si tende a moltiplicare l’indifferenza, a normalizzare il dolore inflitto all’altro, a chiamare verità la menzogna e giustizia il sopruso, a dimenticare il valore dell’umanità condivisa.
Educare significa resistere anche a tutto questo.
Il 25 aprile celebriamo la Liberazione e, con essa, celebriamo chi educa ogni giorno alla libertà!
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