di Vanni Garetto
Rumori di zoccoli di Zebù risuonano come tamburi sulla terra battuta mischiandosi a risate e parole sconosciute, mi svegliano. I miei occchi sono ancora stanchi dalla lunga e coloratissima messa della sera prima, penso a quanto mi ha fatto sentire parte di un tutto umano e sorrido.
Uno sguardo verso la finestra della mia stanza che da sulla strada, appuntamento fisso di ogni mio risveglio, mi aiuta, oggi più che mai, ad abitare la presenza. Il sole sta nascendo e mi scalda il viso accarezzandolo, l’odore acre di bruciato si mischia con quello della terra rosea sollevata da una vecchia auto che procede lentamente.
Variopinti panni stesi a terra ad asciugare si perdono tra una vastità di verdi risaie, case e colline all’orizzonte, forse stanno aspettando la signora che a passo svelto passa e incrocia incuriosita il mio sguardo immerso in questo scorcio di Ankofafa. Respiro quell’aria, respiro gratitudine nella semplicità.
Esco, non so cosa mi aspetta non so come sarà, prendo il regalo: un canestro preparato con un pezzo di cartone ricco di colori caldi, acquerelli e poco altro, lo sistemo insieme tutti gli altri, senza farmi vedere, nella fraterna Cappella della comunità per ragazzi adolescenti di Ambalakilonga. ”Quale sarà il mio, cosa riceverò?” Poco importa lascio andare i pensieri vi é più gioia nel dare, nell’aver regalato il proprio tempo, donato qualcosa di sé, autentico, fatto da noi tutti per l’altro sconosciuto, senza ansie, senza code, senza corse.
È un attimo che sono in cucina con le mani sporche di spezie, aglio e zenzero. I ragazzi ridendo mi danno un grosso coltello Malgascio, sembra scomodo ma quando impari ad usarlo non vorresti più farne a meno. La grande stufa a legna é accessa con i suoi pentoloni roventi, gallina e maiale pronti per essere cucinati. Gli odori e i sapori si intrecciano alle relazione umane, si balla, si scherza, si ride e ci si abbraccia ma siamo in molti nella convivialità di questo giorno, non si spreca nulla e le patate non si sbucciano da sole!
Tra un Cacapigeon e l’altro e tanta musica Malgascia spostiamo le pesanti tavole sotto il porticato che da sul giardino. Tipiche tovaglie bianche con ricami colorati, le stoviglie, qualche fiore precedentemente raccolto e poche altre cose bastano: la lunghissima tavolata é pronta e regala unione, famiglia. Penso che é tutto incredibilmente strano e diverso ma tutto così bello e inclusivo.
Suona la campana ad Ambalaki è arrivato il momento atteso da tutti, e si torna bambini, ognuno prende con gioia e stupore il regalo con il proprio nome, cosa avrò ricevuto io? Si respira ugualianza, condivisione reciprocità e amore. Lì dove amare vuol dire esserci, incontrarsi, riconoscersi, lì dove per incontrarsi davvero bisogna accettare di lasciare andare i pensieri, di uscire da sé e andare verso l’altro.
Esprimiamo gratitudine e inizia il pranzo seduto insieme ai volontari, a tutti i volti e i cuori che rendono viva questa comunità, ai ragazzi e ai loro vissuti fatti di partite di calcio, dei tanti regali ricevuti, di fidanzate, di scuola, di vita quotidiana, di risate, scappellotti e semplicità. Pulcini e gatti mi passano sopra i sandali, serenità e pace sopra la testa.
Tra una fetta di torta e un bicchiere di succo al cocco mi viene spiegato il valore del “Fihavanana” stupendo concetto Malgascio che enfatizza la parentela, la comunità e il rispetto reciproco. Mi viene detto che questo valore promuove un forte senso di solidarietà e cooperazione permea la vita quotidiana, incoraggiando gli individui a dare priorità all’armonia collettiva rispetto ai desideri individuali. Sarà sempre così? Non lo so e non ha importanza, l’essenza di questo giorno di gioia espresso in una parola mi scalda l’anima e qua è viva.
I ragazzi vanno all’oratorio “Don Bosco” o così dicono.. “Buona nascita Ambalaki” mi ritrovo a pensare al significato di questa giornata piena di vita, penso alla vita come continuo morire di vecchi equilibri, zone di confort, retaggi, atteggiamenti che stimola mente e cuore a rinascere con nuove scelte, nuovi propositi, nuove motivazioni, nuova umanità.
”Buona nascita a tutti noi”
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