di Rosario Volpi

Si è fatto piccolo questo nostro mondo, talmente piccolo che le distanze non si misurano più in Kilometri ma nei passi che siamo disposti a fare verso gli altri, soprattutto oggi in cui ci sembra di stare fermi e confinati. Spesso – lo dico prima di tutto a noi Educatori senza Frontiere – la strada più lunga, non è come pensiamo, quella che ci porta a mete geograficamente lontane, ma quella “che va dall’uscio di casa nostra verso quello di fronte” (don Tonino Bello). Un’attenzione, un piccolo gesto, una citofonata o anche solo un messaggio per dire “se hai bisogno ci sono”, ma anche, diciamocelo chiaramente in tempi duri come questo, un kilo di pasta, o un pacco di caffè, una connessione wi-fi condivisa, possono essere il biglietto verso un viaggio che ci toglie dall’apatia e dallo scoraggiamento e ci riattiva colorando la monotonia delle nostre giornate.

Ho iniziato questo nuovo avvento scegliendo una canzone che mi accompagnasse a Natale: “Come il Sole all’improvviso” di Zucchero.

“Nel mondo
Io camminerò
Tanto che poi i piedi mi faranno male […]
E nel mondo tutti io guarderò
Tanto che poi gli occhi mi faranno male”

L’ho sentita quasi per caso, pochi giorni prima, ed ho capito che era quella giusta!
Ho iniziato l’avvento con queste parole, perché credo sia importante non rimanere fermi. Attesa non può voler dire immobilismo.
Camminare finché i piedi non fanno male, e se non posso andare lontano con i piedi del corpo, continuerò a camminare con i piedi del cuore: “beato l’uomo che ha sentieri nel cuore” (Salmo 84,6) e sa “camminarsi dentro” (don Antonio Mazzi), perché troverà sempre una strada e una direzione per non rimanere schiacciato dalle proprie paure e per andare incontro a chi ha bisogno di essere preso per mano, accompagnato nel ricominciare a muovere di nuovo, i primi passi.

“…nel mondo tutti io guarderò; Tanto che poi gli occhi mi faranno male”. Non mi sembra meno importante questo passaggio della canzone. Spesso guardiamo e non vediamo, spesso guardiamo e ci giriamo dall’altra parte. Questo avvento ci apra gli occhi, su un mondo che soffre, che fugge, che muore. Ci apra gli occhi sulle difficoltà dei nostri vicini, dei nostri cari, di una nonna sola al piano di sotto, del vicino che non riesce a pagare le bollette, di tanti volti e nomi, per cui questo periodo è ancora più difficile e pesante.

Insieme ai tanti nostri bambini, ragazzi, famiglie molto povere e semplici, da qui, dal Madagascar vi voglio dire coraggio! Non fermiamoci, si può sempre fare qualcosa, il cuore non conosce distanze, e soprattutto riesce a trovare sempre una strada anche dove sembra non ce ne siano.

Buon cammino di Avvento… un passo alla volta.

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