Quest’anno gli educatori e le educatrici senza frontiere non partiranno. Ci prenderemo il giusto tempo per rigenerarci ed essere pronti a preparare nuovamente lo zaino e portare avanti i nostri progetti in giro per il mondo.
Vogliamo però raccontare i nostri viaggi, partendo dalle foto più significative.
Buon viaggio insieme a noi.

Scritto da Giulia Gallo

Angola. Luanda. Luglio 2019.

Immersa in una realtà lontana, fino a quel momento solo immaginata. Le giornate iniziano presto e la sera arriva subito. Giorni volati via come un battito di ciglia ma rimasti nel cuore, poiché forti e intensi, così come ho sentito forte il confronto con me stessa.

Il primo giorno a Luanda non lo dimenticherò mai. Nemmeno il tempo di arrivare, poso le valigie e un attimo dopo mi ritrovo su una barchetta a motore, il vento tira forte: sono in mezzo all’oceano. Raggiungiamo il lembo di terra che si affaccia di fronte a Luanda. Arriviamo a Mussulo. Camminiamo su sabbia soffice, fine e terra rossa. Mi rimane tutto il giorno nelle scarpe. Subito saltano all’occhio i contrasti: grandi ville per i villeggianti, dotate di aria condizionata e acqua che scorre bagnando le piante, accanto a macerie, baracche dismesse, casette cementate e fatiscenti, ove le persone vivono senza avere né acqua né elettricità.

Passando tra gli sguardi incuriositi e straniti dalla nostra presenza, arriviamo ad una struttura utilizzata come scuola per bambini, l’Escolinha Pequena Chama. Gli insegnanti offrono il loro servizio volontariamente, per dare un’opportunità anche per chi non può frequentare la comune scuola pubblica. Ci mostrano il pozzo da dove prendono l’acqua per i bambini: è secco e arido. Ci mostrano le dispense dentro la scuola: sono vuote. Hanno poco materiale. Il supporto arriva dalle donazioni.

Nonostante a noi possa apparire una situazione triste, i bambini giocano, divertendosi con quello che hanno. I loro occhi sono luce piena di vita. I loro sguardi raccontano storie. I loro corpi si muovono a ritmo di musica prodotta dalle loro voci così pure. Ci cantano le canzoni e noi cantiamo insieme a loro. Ci accolgono e ci fanno spazio, anche se siamo stranieri. Un brivido, trattengo le lacrime.

Giochiamo con loro e quando è ora, tutti in fila, ordinati e ubbidienti a ciò che dice il maestro. Le bambine in una fila e i bambini in un’altra fila. Si entra nelle stanze e noi li osserviamo scrivere sui fogli e sulla lavagna.. numeri, lettere. Quanta fragilità in quelle piccole mani e quanta umanità nei loro volti così attenti e in silenzio. C’è tanto amore dentro ai cuori di chi si prende cura di loro.

Qualche bimbo in particolare mi guarda molto, mi studia e mi sorride. Sembra che ti scelgano. Non a caso, scelgono proprio te.

E così si torna a casa, con la consapevolezza di essere stati scelti, da un bambino che ha regalato la cosa più preziosa che ha: la speranza in un sorriso.

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