di Silvia Grugnaletti

Quel giorno in cui quattro volontarie ESF,
tra treni in ritardo e corse per salire a bordo del traghetto,
arrivano emozionate alla Mammoletta, la comunità di Exodus che si trova all’Isola d’Elba.
Un giorno di presentazioni,
di strette di mano e di saluti,
di una tavolata lunga, con tante persone, dove il tempo è passato in fretta.

Una notte di temporale che ci spaventa e ci fa correre in salone per dormire tutti insieme al sicuro.
Un giorno bagnato, nuovo, fresco,
dove la curiosità di conoscerci un po’ di più si fa sentire e la voglia di giocare e divertirci è forte.
Un giorno fatto di tempere e cartoncini colorati.
Un giorno di mani poggiate sulla testa,
come a sostenere un peso enorme che ho addosso, che non posso eliminare.
Forse posso solo sorreggerlo, contenerlo, stringerlo.
Un giorno di testa poggiata sulle mani
di fronte ad un foglio e con un pennello in mano,
in cui penso a qual è la storia del mio nome.

Credo di non averne capito il senso ma,
un attimo dopo,
ascoltando la storia del nome dei miei compagni del Campus,
mi ritrovo con le lacrime agli occhi e penso che, forse, il senso l’ho capito e l’ho sempre saputo.
Mi allontano un po’,
senza scappare troppo da quel gruppo che, da un paio di giorni, mi fa bene.
Mi rendo conto di quanto fa bene stare così bene
e quindi voglio farne parte.

Torno da quei giovani che, come me, sanno di dover rinascere in qualche modo.
Mi siedo di nuovo con la testa tra le mani
e non riesco a contenere quei pensieri,
ma riesco a piangere e a lasciare che qualcuno mi consoli.
Un giorno fatto di saluti al sole,
di mare e di pirati,
di bambini trepidanti e giovani uomini e donne pieni di vita e di energia.
Un giorno di risate e scherzi,
di continue battute e di prese in giro che ti fanno ridere anche il cuore,
perché portano con sé il rispetto totale per la persona,
per te che ancora non ti conosco, ma già fai parte della mia famiglia.
Un giorno di musica in macchina,
di canti a squarciagola e mani che si muovono a tempo.
Un giorno di sguardi complici,
di voglia di raccontare ed essere ascoltati perché tu sei qui,
sei presenza vera e quotidiana nella vita di questi ragazzi
che cercano di sorridere sempre a testa alta.
Ti guardano,
con degli occhi bellissimi
che non hanno paura di guardarti,
quando ti raccontano la storia del loro nome,
quando ti dicono che già ti vogliono bene incondizionatamente,
anche se non sanno bene chi sei perché, in fondo, è passato solo un giorno.
Un giorno in cui, anche chi ha pianto con la testa tra le mani,
torna a sorridere,
torna a non aver paura,
torna a guardarti con quegli occhi cielo a dirti che ha voglia di cambiare, di rinascere.

Un giorno, è passato solo un giorno qui alla Mammoletta ed è ora di andare a dormire.
Poggio sul mio cuscino le belle parole e le emozioni.
Mi serviranno per domani.

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