Scritto da David Perfetti

Un giorno una mia amica, Mina, la protagonista del libro di David Almond, scrisse nel suo diario: “Una pagina bianca è come una schiena in attesa dei tatuaggi, è come un cielo sgombro in attesa di essere attraversato da un uccello in volo, è muta come un uovo in attesa di schiudersi, è come l’universo prima dell’inizio del tempo, è come il futuro in attesa di diventare presente. Guardala da vicino e si riempirà di ricordi, di storie, di sogni e di visioni. È piena di potenzialità e quindi non è vuota per niente.”

Trovarmi davanti ad un foglio bianco, ultimamente, mi spaventava, avevo paura di non trovare le parole e magari poi anche di leggere, quei segni scritti; non sapevo come avrei potuto riempire quel vuoto, la mia mente si colmava di dubbi, e mentre lei si riempiva, la mia mano si bloccava. Volevo trovare e far apparire tutte le potenzialità che avevo dentro e che quel pezzo di carta bianca mi stava comunicando, ma non riuscivo a trasformare ciò che loro, la carta e Mina, mi stessero donando.

Quindi eccomi qui, ho scelto e mi son voluto regalare questi due giorni di scrittura, con la speranza e la volontà che il foglio bianco, la penna e l’inchiostro tornassero ad accompagnarmi lungo i miei percorsi, mentali e fisici.

Ora mi trovo qui, apriamo il nostro quaderno, il bianco è li che freme di essere attraversato dai pensieri, trasformati in parole dall’oscuro liquido. Poco dopo i nostri gesti mutano tutto in calligrafia, emozioni e fantasia. Scopro e mi meraviglio, la scrittura prende il via, d’impulso, stimolata da un’immagine, da un ritaglio, da una fotografia, o più semplicemente da un proprio pensiero. Mi rendo conto che ciò che inizialmente m’intimoriva ora è qui accanto a me che mi suggerisce; il bianco, il vuoto, il silenzio, gli occhi curiosi, la noia, mi vengono d’aiuto nel trovare la parola buona, la nostra, mi permettono e ci permettono di pensarci e magari anche di capirci un po’ di più.

Con il passare del tempo, lo scorrere dei nostri movimenti sulla superficie vergine, l’apparire di segni, le nostre idee e pensieri prendono strade inaspettate, si materializzano in forme non previste, diventano piccoli brani, poesie, articoli di noi stessi, e lasciamo che le parole scrivano una nuova guida che ci accompagnerà durante questo nuovo viaggio.

Un viaggio fatto di immagini, forse casuali, di percorsi dimenticati o non percorsi, per paura, di fili tracciati e lettere scritte ed infine di voci, quelle che ci permetteranno poi di vivere questo viaggio, conoscendo meglio ciò che abbiamo dentro, di vedere ciò e chi abbiamo intorno, ascoltandoci e sentendoci sempre liberi di essere, di esplorare e di esprimerci, ognuno con la propria irrinunciabile e intoccabile unicità.

Le parole scritte, prima, e lette, in seguito, ci coccolano, ci accompagnano e ci sostengono, ma anche ci chiariscano e ci mostrano un altro noi, o più semplicemente un noi visto da una diversa prospettiva.

Se potessi, ma forse lo sta già facendo ora, vorrei aggiungere al diario di Mina che, una pagina bianca è uno specchio dove riconoscersi, dove scoprirsi, dove veder riflessi i nostri pensieri più profondi, soprattutto, quelli più difficili da raggiungere, anzi una pagina bianca, siamo noi, che ogni giorno ci rinnoviamo e continuiamo a scrivere il nostro andare.

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