Scritto da Rosy Marino

Viaggiare, camminare per il mondo è una scuola di umiltà. Fa toccare con mano i limiti della propria comprensione, la precarietà degli schemi e degli strumenti con cui si presume di capire o giudicare l’altro da te. Ti alleggerisce dalle sovrastrutture in cui ci barrichiamo quotidianamente nello sciocco tentativo di proteggerci, chissà poi da cosa.

Queste due settimane qui in Brasile, a Porto Alegre prima ed a Rio Grande ora, mi hanno gettata dentro ad un “frullatore di emozioni” che da troppo tempo erano sepolte dentro di me.

Forse perché da diversi, troppi…anni ormai non riuscivo più a “mettermi in cammino,né virtualmente dentro me stessa, né fisicamente con uno zaino in spalla, e probabilmente anche perché niente può cancellare i ricordi di un cammino percorso che all’improvviso ti tornano in mente e ti assalgono lasciandoti in preda alla nostalgia forte e dolce del ricordo dei volti, dei luoghi, dei vissuti condivisi che ti restano dentro per riaffiorare dolci, improvvisi e talvolta dolenti!

Mi sono sentita subito a casa appena arrivata a Porto Alegre. L´accoglienza che ci è stata riservata da Marcia e da tutti i suoi collaboratori appena giunte al CPIJ è stata quella di una famiglia che attende d’incontrare i suoi cari. Dovunque siamo state in visita abbiamo trovato ad accoglierci visi sorridenti e cartelloni festanti di benvenuto con i nostri nomi, segno che chi ci aspettava si era preso cura di noi ancor prima che arrivassimo.

Ovunque si respira “aria di casa”, c’è sempre un sorriso, un abbraccio, un saluto caloroso, il tuo nome scandito anche in modo buffo che ti fa sentire “una di loro”. E´stato cosi anche all’UAIC, la casa dove siamo state ospitate dai ragazzi e da padre Jailson è diventata in fretta anche la nostra casa. Quando rientravamo alla sera ci aspettavano accogliendoci allegramente per condividere le esperienze del giorno. Si è fatta Parola, intorno al tavolo la sera come quando ci si ritrova in famiglia. Ed anche quando si saliva nella nostra stanza, piena di valigie, zaini, borse piene di materiali,di disordine ordinato, c’era tanta allegria, voglia di condividere, di raccontarci per conoscerci.

Così anche a Rio Grande: Milena, Leonardo, i suoi genitori, ci hanno accolte aprendoci la loro casa ed accogliendoci facendoci sentire parte della loro famiglia. Così anche a Vida Nova, tutti sono curiosi di conoscere questi fratelli italiani: rami di uno stesso albero che ha radici profonde negli stessi valori.Ogni persona incontrata avrà posto dentro di me,la porterò via come un ulteriore dono prezioso che la vita da camminante mi ha fatto e spero continui a farmi a lungo!

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