Scritto da Teresa Falanga
Sono partita con lo zaino pesante, pieno di aspettative sul viaggio cui andavo in contro e pieno di emozioni strane che mi porto dentro da qualche tempo. Sul treno per Piombino mi sono fatta una promessa: avrei lasciato sull’isola un po’ di quel peso, sarei tornata a casa con lo zaino più leggero.
Dopo il mio viaggio sull’isola torno a casa e apro lo zaino. È ancora pieno, ma dentro non ci sono più le stesse cose di prima. Dentro ci trovo gli sguardi di chi ha saputo lottare e ha vinto e di chi ancora lotta, sguardi a volte un po’ spenti e un po’ persi ma forti; ci trovo i sorrisi veri di sei ragazzi che mi hanno fatto capire quanto sia complessa l’adolescenza, quanto un minimo gesto o una parola detta per caso possa bastare per ferire o per fare scattare quella parte incandescente che si portano dentro pronta ad esplodere; ci trovo i rimproveri di una mamma fatti con il cuore perché se i figli ricadono nel buio è suo il fallimento; ci trovo la famiglia che non mi aspettavo; ci trovo un posto dove è tangibile la fatica che ci è voluta per costruirlo; ci trovo il gioco di squadra e la complicità tra noi educatrici, diverse ma simbiotiche; ci trovo il tempo lento che devi saper aspettare perché la pianta possa dare i suoi frutti; ci trovo la difficoltà nel cercare di far breccia nei muri che i ragazzi mettono tra loro e il mondo e la gioia nel vedere che forse qualche piccola crepa si è fatta e anche loro riescono a guardarci un po’ attraverso; ci trovo i colori dell’isola, il vento che ti muove i capelli in barca, fiori mai visti, il riflesso del sole sull’acqua, l’odore del sale, orme di piedi sul bagnasciuga..
Dopo il mio viaggio sull’isola torno e penso che per camminarsi dentro non occorre andare tanto lontano da casa..scopro che a volte è proprio la mia casa il posto più bisognoso di sorrisi e che spesso sono proprio io ad aver bisogno di sentirmi a casa.
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