Scritto da Miriam Crippa

Dalla posizione in cui mi trovo vedo il mare ovunque, mi circonda.

Sento il suo movimento, guardo il suo colore e ammiro la sua grandezza.

Mi sento emozionata perché il nostro viaggio ha intrecciato la dimensione della terra, dei piedi e del cammino con quella più leggera del mare, del vento e del cielo. I nostri due equipaggi hanno unito all’entusiasmo le loro paure e alla curiosità le perplessità arricchendo di nuove sfumature questa nostra avventura.

In barca come in qualsiasi altro luogo: partire, sostare, ripartire e tornare …

Navigare: perché chi va in barca, non può evitare di salpare di nuovo, di seguire il vento, di scegliere il mare aperto, accettando i rischi e le infinite opportunità.

Gettare l’ancora: per provare la soddisfazione di essere arrivati e di poter star bene nel nostro angolo di mare che abbiamo scelto per fermarci.

Rischiare e osare: perché nel momento in cui lasci alle spalle il tuo porto sicuro avverti quel brivido di novità e di leggerezza che ti accarezza e ti fa sentire più viva che mai.

In barca come in qualsiasi altro luogo: affidarsi, sentire, respirare in silenzio …

Ci siamo sempre affidati al vento che ha accompagnato e guidato i nostri percorsi. Quel vento che si insinuava in ogni fessura, libero protagonista di ogni nostra avventura, il vento che porta via, che non torna indietro e che quando passa spettina il mondo.

Ci siamo messi ad ascoltarlo per capire da dove provenisse, ci siamo dati spazi e tempi per osservare i tramonti, per ammirare quello che ci circondava, per riconoscere attorno a noi dei riferimenti per poterci orientare.

Abbiamo camminato e navigato in un tempo senza tempo, senza riferimenti di orologi, lancette o impegni fissati che andavano rispettati. Ci siamo mossi rispettando i nostri tempi, senza fretta, dando spazio al tempo degli incontri, delle parole, del silenzio e delle occasioni.

A fine giornata, quando la notte sembrava immensa, c’era il tempo per fare silenzio, un tempo perfetto per ammirare le stelle, per sentire sulla nostra pelle l’abbraccio del gruppo, per guardare tutti verso la stessa direzione e meravigliarci senza dire parole.

In barca come in qualsiasi altro luogo: fare gruppo, collaborare, avere un obiettivo …

Ed è tempo di spiegare nuovamente le vele per riprendere il viaggio: muoversi con destrezza, agire con naturalezza, muovere le braccia e le mani con energia e tensione, sudare e faticare avendo chiaro l’obiettivo da raggiungere.

Quando “la scotta è troppo pesante da cazzare” c’è sempre una mano in più che si offre per dare il suo contributo. Questa immagine vince su tutto e in quelle mani che si stringono per mettere insieme le forze riconosco tutta la bellezza e la grinta di questi ragazzi.

In barca come in qualsiasi altro luogo: vivere lo straordinario …

Portarsi questo viaggio dentro di sé e proseguire a piccoli passi per andare sempre oltre, ognuno con le sue vite e i propri percorsi da affrontare .. lo dico prima a me stessa e poi a questi ragazzi bellissimi che ho incontrato.

Vivere lo straordinario nelle piccole cose di ogni giorno, con quella sensibilità, quella voglia di mettersi sempre in discussione e quella capacità di guardarsi dentro e riconoscere che anche gli sbagli fanno parte di noi.

Vivere una vita straordinaria e far venire fuori il meglio di voi ovunque andiate …

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