Scritto da Ilaria Pegoraro

Non abbiamo dimenticato nulla: per lo spettacolo abbiamo tutto l’occorrente anche oggi. Meglio però ricontrollare: nasi rossi, palline, clave, un po’ di trucco…zaini carichi. Anche noi sette siamo tutti presenti e pronti, nessuno escluso. Carichiamo gli zaini nel cassone del pick-up, insieme al tam-tam. Tiziana si mette alla guida e si parte immediatamente. Sono le 16.30 all’incirca, il cielo terso e un bel sole caldo, forse fin troppo caldo.

“Chissà oggi dove andremo…” Questa è la domanda che mi pongo prima di ogni spettacolo, mentre mi trovo in viaggio sul pick-up verso un nuovo quartiere di Daloa. Di certo so una cosa: il posto sempre diverso che ogni volta cerchiamo, è sempre molto particolare. È un luogo invisibile ai più, un posticino piccolo, che nessuno noterebbe o che perlomeno nessuno andrebbe a cercare. Per scovare questo angolino di mondo, il pick-up procede ogni volta verso la periferia, verso i quartieri più lontani dal centro, sfilando a fianco arisaie, mercati e poi a moschee, spesso attirando l’attenzione di bambini intenti ad inseguire disperatamente il loro copertone che rotola nella polvere.

Le ruote mangiano la strada rossa fino a rallentare e fermarsi. Per ogni spettacolo succede così: si parte, si viaggia, si arriva, si cerca il “palco” più remoto, più isolato. E un angolino lo troviamo sempre, anche oggi che capitiamo in un quartiere periferico di religione mista tra cristiani e musulmani. Oggi ci troviamo a lato di un piccolo spiazzo polveroso, alle nostre spalle una staccionata che ci divide dal cortile di un’abitazione.

Abbiamo tutto, il tam-tam, una panca in legno, il naso rosso, tanta emozione, il nostro angolino e davanti a noi un numerosissimo pubblico incuriosito, variegato tra bambini, adulti e anziani. Un pubblico spesso sporco, spesso molto povero, un pubblico di persone accoglienti, di persone che mettono a disposizione il cortile della propria casa per farci depositare il materiale. E così, avviene qualcosa di davvero speciale: questo angolino, che mai avrei abitato o attraversato o guardato, si trasforma in un luogo pieno, nel luogo dove voglio stare qui e ora, colorato, vivo, dal quale risuonano risate, suoni e battiti di mani a tempo con il ritmo del tam-tam. E ancora una volta non mi pento di aver provato la fatica di guardare oltre, di camminare al di là di un recinto, di mettermi sulle punte dei piedi e osservare al di là del muro.

I nasi in su guardano le palline che si alzano in alto e ricadono nelle nostre mani, gli occhi curiosi osservano le scene della semplice storia che mettiamo in scena, e questi occhi si strabuzzano, si arricciano, si stupiscono.Questo angolino di mondo sconosciuto, oggi, diventa teatro di una grande e semplice bellezza. E ogni volta mi rendo conto di essere io la spettatrice, sono io ad assistere all’unicità di questo angolino di mondo così nascosto, a tutto ciò che succede di fronte al mio naso rosso.

 

 

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