Due mesi fa sono partita portando con me la comunità in cui lavoro, le sue regole di casa, l’idea di famiglia e di condivisione. Avevo nella testa la mia equipe, le nostre soluzioni ai problemi, i nostri metodi e tutta la quotidianità che ci contraddistingue.

Scritto da Elena De Luca

Educare a Huambo è differente.

È prima di tutto scegliere di esserci. Vivere il giorno e la notte, le risate e lo sconforto.

È viversi dentro l’estraneo che ti bussa alla porta anche quando pensi che sia il giorno giusto per “fare”.

Sì, per fare cose, cose per migliorare le vostre vite ed il vostro futuro, anche quando sei vista come un’estranea.

Abbiamo portato la Parola tra i bambini, i cerchi in silenzio rotti dal racconto delle loro giornate; abbiamo insegnato l’importanza del Diario regalandoci l’opportunità di avere dei ricordi. Già, i ricordi, il senso della memoria che faticate a raccontare a voi stessi e che non volete che nessuno vi ricordi. Abbiamo provato ad insegnare il senso delle parole, l’importanza di dare un nome alle cose, di riconoscerle così da non avere paura.

Spesso spaventa la prospettiva, la profondità delle cose, l’ombra che si allunga, lo spazio aperto che non ha cancelli e filo spinato come qui nel Centro.

Educare qui significa spesso camminare un passo più avanti; è forte il bisogno di essere spinti, tirati lungo un percorso che a stento vedete. Chi tra voi non vede la strada, rimane fermo aspettando che qualcuno illumini la via e lo porti altrove, anche contro la propria volontà.

Ci sono state giornate in cui educarvi significava cercare cose perdute mentre, per noi, correvano pensieri come flussi continui fatti di domande a cui non sapevamo dare una risposta.

Educare a Huambo significa chiudere gli occhi e aspettare che arrivi qualcosa di nuovo; significa chiudere il cilindro delle possibilità ed aspettare che si incastri il tutto affinché la nostra soluzione sia vincente.

Abbiamo portato la luce nelle stanze e nel refettorio e vi abbiamo riparati dal freddo del vostro inverno; così vi abbiamo educati ad una vita bella, giusta.

Vi spaventava il pianto e vi abbiamo insegnato che piangere aiuta, che chiedere aiuto vi rende responsabili e molto più forti di quello che pensate di essere.

Molto spesso ci siamo camminati intorno, facendo finta di non vederci; ci siamo incrociati stando attenti a non invadere gli spazi, ma non abbiamo mai smesso di volerci educare. Anche quando i pensieri e le porte erano ben chiuse, stando in cerchio, con la parola, abbiamo saputo educarci, ci siamo dati nuove alternative ed un’altra possibilità.

Educare a Huambo è sapersi aspettare, camminando insieme, e se c’è da fermarsi, vuol dire che valeva la pena sostare senza pensare che niente andrà perduto.

 

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