Scritto da David Perfetti

Tutto ebbe inizio con un lungo tavolo, sopra, un piccolo quaderno dalla copertina nera, con un post-it colorato con scritto il nostro nome, e una fotografia in bianco e nero.

Noi, lì di fronte, con il corpo seduto su una sedia, con in mano una penna e, gli occhi curiosi che esplorano intorno, cercando altri sguardi, cercando di scoprire cosa ci attenderà.

Apriamo il nostro quaderno, una pagina bianca ci aspetta; attende i nostri pensieri, trasformati in parole dall’oscuro inchiostro, i nostri gesti che mutano tutto in calligrafia, emozioni e fantasia.

Come un cielo libero da nuvole, completamente limpido, quando viene attraversato dal volo di uccelli migranti, noi iniziamo a scrivere, lasciando che le varie parole compongano stormi verso il nostro viaggio.

Una voce calma ed energica ci guida verso una meta ancora sconosciuta. La nostra mano segna percorsi, inizialmente, forse già percorsi, ma dimenticati, altri completamente inaspettati.

Immagini casuali, cercano di indicarci una strada, facendoci ricordare da dove veniamo; poi una poesia ci fa pensare a chi siamo, fermandoci, davanti al nostro nome, per poi ripartire, in volo, leggendo a turno di noi, andando a comporre in aria, con la nostra voce, con il nostro suono, con le nostre parole, figure in continuo movimento.

Con lo scorrere delle ore ci sentiamo sempre più liberi, meno impauriti, la profondità dell’inchiostro ci rivela aspetti nuovi, tutto intorno a noi diventa fonte d’ispirazione. Basta fermarsi, non avere fretta, dedicarsi del tempo, far in modo che la mano possa impugnare la sua penna, girando pagine, una volta vuote, in attesa del nostro sentire.

La mano, la penna, l’inchiostro, la superficie, diventano complici. Il giudizio e la mente razionale, sono fuori, che osservano, senza intervenire. I pensieri diventano impulsi motori che guidano il braccio fino alla mano, il foglio permette all’inchiostro di far apparire i nostri pensieri, gli occhi guidano e la voce fa emergere il tutto, rendendolo più concreto, meno misterioso, coccolandoci. L’udito ci fa conoscere, permettendoci di ascoltare noi e l’altro, sentendoci liberi, ognuno con il suo modo di esprimersi, ognuno con il suo mondo fantastico, ognuno simile all’altro, nella sua totale originalità e unicità.

Questi due giorni sono stati un lungo volo, un grande viaggio, un perdere l’equilibrio fino a cadere in un paese di parole e di meraviglie inaspettate, dove l’inchiostro ci ha permesso di tracciare una strada, le parole di comporla, la voce di percorrerla.

Eravamo tanti uccelli, senza saperlo, lì seduti sul nostro ramo, prima di intraprendere il volo, prima di scrivere. Poi tanti Stregatti apparendo, e scomparendo, in aria, ogni qual volta che le nostre parole prendevano voce. Il nostro Bianconiglio, ci ha guidato e ci ha permesso di conoscere questo mondo dove perdersi, senza avere paura, protetti dalla nostra penna, e di prendere il volo insieme ad altri e al nostro sentire.

Ogni parola è un mondo, ogni frase un universo, ogni brano un viaggio; lasciamoci condurre dai nostri, senza il timore di scriverli, facendo in modo, così, rileggendo-ci, di poter ripercorrere il nostro viaggiare oppure, invitare a viaggiare, insieme, lasciandoci accompagnare.

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