Scritto da Silvia Checola

Perché perché perché perché perché… Ho l’impressione che sulla terra sprechiate troppo tempo a chiedervi troppi perché. D’inverno non vedete l’ora che arrivi l’estate. D’estate avete paura che torni l’inverno. Per questo non vi stancate mai di rincorrere il posto dove non siete: dove è sempre estate. (Danny Boodman T.D. Lemon Novecento)

Non vi stancate mai di rincorrere… Correre. Rincorrere. La scadenza è domani! Pausa solo per una sigaretta. E poi di nuovo Fuggire. E sfuggire.

‘Tutto scorre’ diceva Eraclito. Tutto corre e basta. I luoghi, le persone , la metropolitana, le lancette dell’orologio, persino il tapis-roulant continua a corre anche senza che qualcuno vi sia sopra.

Un giorno qualcuno mi ha chiesto “Se fossi un giocattolo che cosa saresti?”. Senza troppe esitazioni gli ho risposto “Una trottola!”.

Il moto di una trottola assomiglia un po’ alle rotonde milanesi alle 18.30 quando tutti escono da lavoro. Ordinate, scorrevoli, silenziose, una forza centripeta sfuggevole.

“Ehi tu! Che fai li fermo imbambolato! Muoviti non vedi che fermi il traffico!”.

Ci sono luoghi che corrono, che sfrecciano che mutano senza che neanche te ne accorgi. E tu ovviamente ti ritrovi a trotterellare nel vortice confuso dei tuoi luoghi.

E poi ci sono dei luoghi infiniti. Porte di pace. Porte di pace che mettono in contatto con l’infinito. Luoghi dove la pace è respiro. Luoghi dove la pace non è il fine ma il mezzo. Luoghi difficili da trovare perché per arrivarci non bisogna correre, bisogna camminare.

“Trova la pace nel tuo luogo” diceva Martin Buber.

“Fallo attraversando luoghi di pace” aggiungo io.

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