Scritto da Jennifer Gaspari

Sta succedendo in questi mesi qui a Fianarantsoa alle famiglie e ai bambini che vivono al Complex.

Il complex.

Fatto da casette buie, infangate, nascoste sotto una costruzione di cemento armato iniziata e mai terminata.

Un luogo che non è un luogo per chi non lo conosce (e come dargli torto) ma che lo è diventato per il centinaio di persone che ci hanno abitato, abusivamente, e che li hanno in questi anni costruito le loro vite, in una scomoda e pericolosa comodità.

Un “non luogo” che per me è diventato luogo, perchè Casa per bambini, ragazzi e famiglie di cui mi occupo, per cui ho lavorato ad un progetto da cui è nato un nuovo centro, Rambon-danitra.

Pochi hanno prestato attenzione a loro in questi anni. Ma ora lo sanno che ci sono. Lo dicono. Ne parlano.

Iniziano ad essere visibili ma è solo un’illusione.

Se ne devono andare.

La città si prepara ad accogliere 20000 persone o forse più, serve spazio, servono terreni, bisogna costruire, rimodernare, sistemare, ripulire.

O forse c’è dell’altro. Qualcosa di non detto ma che si respira, fortissimo.

Non mi posso dimenticare delle copiose lacrime scese ogni giorno dagli occhi di Manatsoa, quindicenne di Rambon-danitra, lacrime che non mi sapevo spiegare prima di sapere dello sgombero.

” Se hai qualcosa da dire tu dillo adesso non aspettare che ci sia il momento più conveniente per parlare…[..] Dillo pure che sei offeso” (N.Fabi).

“Sono sporchi e puzzano”.

Una risposta che mi è stata data in un ufficio da chi dovrebbe lavorare in prima linea per loro, durante uno dei numerosi giri per parlare di questa situazione, per chiedere informazioni, per far presente che se allontantate dalla città queste famiglie potrebbero perdere quel tutto che per alcuni è troppo poco ma per loro è pur sempre un tutto.

“Sono sporchi e puzzano”.

Risposta che offende, arrivando affilata e pungente dritta al cuore, scolpendosi nella mente.

Sono offesa sì.

Lo sono stata la prima volta che ho visto il Complex e conosciuto i bambini e la loro invisibilità.

Lo sono stata in questi mesi in cui ho messo passione, entusiasmo, amore, energie ed errori per costruire qualcosa per loro e con loro.

Lo sono ancor più ora che sono tornati visibili solo perchè li vogliono ancora più invisibili.

E mentre cerco soluzioni insieme a chi come me è offeso, continuo a parlare.

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