Scritto da Ornela Negretti

Sono partita senza sapere realmente ciò che avrei vissuto, visto o provato. Ed ora, eccomi qui che provo a descrivere la mia esperienza, e mi accorgo che non riesco ad esprimere e a dare una forma alle emozioni, a ciò che sto vivendo. Come si fa ad raccontare ciò che proviamo quando neanche noi sappiamo ciò che realmente è? Le emozioni hanno troppe sfumature che mi accorgo che solo gli occhi e il cuore riescono a cogliere. Sono come i colori. Come si fa a descrivere il rosso? Non si può,le tonalità sono tante, e mentre lo si osserva gli occhi non sono gli unici protagonisti, perché ogni macchia di colore trasmette sensazioni differenti, ogni senso si attiva. Così questo viaggio è stato così un’orchestra di percezioni.

Mi ritrovo così in un luogo dove c’è ancora tempo per stupirsi e meravigliarsi delle piccole cose, dove le risate risuonano incessantemente nelle strade nonostante la fatica della quotidianità, dove in ogni angolo trovi bambini che giocano a piedi nudi allegri. Si, a quei piedi credo di non essermi mai realmente abituata, forse perché continuamente mi chiedevo se non provassero dolore a camminare, ma poi mi sono resa conto che loro erano così, persone che ormai avevano imparato a convivere con il male, che riuscivano ad apprezzare il contatto con la terra, e che proprio quella vicinanza li faceva sentire liberi, al sicuro.

Grazie a questa esperienza ho potuto riscoprire molte cose, come il piacere di abbandonarsi e vivere alla giornata, la bellezza di emozionarsi davanti a bambini che non essendo abituati a disegnare liberamente su un foglio bianco, ti guardano sconcertati chiedendosi cosa avrebbero dovuto fare mentre tu consegni loro delle matite. Ripenso continuamente ad ogni istante, ai bei momenti, a quelle giornate così tanto magiche quanto normali, quotidiane. Forse è proprio questa disarmante spontaneità che più di tutto mi ha fatto sentire a casa, parte di qualcosa e di qualcuno. Insieme abbiamo creato qualcosa di prezioso, di speciale, e ciascuno era indispensabile perché ha contribuito con la sua unicità a renderlo tale. I balli improvvisati, i ritorni infiniti da Ivoamba rallegrati dalle canzoni cantate insieme a squarciagola, gli scherzi, gli abbracci ma soprattutto le risate. Si, è stato tutto ciò ad unirci nonostante le differenze e le incomprensioni. Per questo non posso che ringraziare tutti i ragazzi di Ambalakilonga poiché sono riusciti a rendere questo viaggio irripetibile e meraviglioso, perché per la prima volta mi sono veramente sentita viva e felice di quello che mi circondava,serena e tranquilla nonostante a volte la terra rossa sotto di me sembrava che sparisse, lasciandomi quella strana sensazione che si prova quando si salta nel vuoto,avete presente?

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