Credo nel movimento della Divina Provvidenza… questo Spirito mi conduce qui… Penso che Exodus sia simbolicamente come un “grande albero” e la nostra missione in Brasile può diventare un ramo di questo albero. Ho accettato l’avventura di venire in Italia per “bere dalla fonte di Exodus” e oggi che la mia esperienza sono convinta che tra imparare ascoltando da lontano e imparare vivendo la filosofia Exodus da qui ci sia una sostanziale differenza, che risiede proprio nel metodo di apprendimento esperienziale.
Ho vissuto in questi cinquantaquattro giorni (dal 04 Gennaio a 27 Febbraio ’11) una bella atmosfera di casa, anzi di famiglia, piuttosto che un’ aria di comunità di recupero. Mi sono sentita una sorella tra i suoi fratelli. La nostra esperienza è stata vera, pratica ed ispirata dalla Divina Provvidenza nella quotidianità.
La nostra comunicazione non è stata basata su una sola lingua, Italiano o Portoghese ma “Portoliano” che secondo me significa “comunicare con amore”. Mi sono riscoperta nelle mie capacità, ho confrontato i miei ideali, ho alimentato i miei sogni… Ho vissuto un vero esodo tra momenti di luce e di ombra, crisi e conferme… un cammino interiore che ha attraversato tutto il mio essere. Poco a poco, passo a passo ho cominciato a comprendere che Exodus è cammino, è deserto, è solitudine, è incontro e relazione.
Il cammino si è concretizzato man mano che ho camminato, ed ho scoperto che mi sono innamorata di questa fantastica filosofia. Non ho affrontato questo cammino da sola perché Exodus significa vivere e crescere insieme,  ed è solo così che si va avanti.
Insieme agli educatori ho imparato il metodo. Metodo significa: vivere la comunità e creare relazioni, con i ragazzi, con i colleghi.
L’ esperienza che ho vissuto con i ragazzi è stata tanto bella quanto profonda perché insieme a loro ho riso e pianto. Ho imparato con loro a coltivare pazienza, voglia di ascoltare e in special modo l’ accoglienza. Per avvicinarsi al prossimo bisogna essere umili e togliersi “i sandali dai piedi” per entrare nel suo tempio sacro. Ho acquisito questo stando qui tra i ragazzi come ho acquisito un importante fonte di fiducia in me stessa per compiere questa missione. Insieme a Piera, che a mio parere è una vera discepola innamorata di Exodus, ho assunto questi segreti attraverso i suoi gesti di umanità più che le semplici parole, come mi ha insegnato che competenza tecnica ed organizzazione senza amore non hanno la loro vera efficacia. Comprendo che la Filosofia Exodus è un metodo educativo basato sulla relazione. E’ un programma organizzato con strumenti differenti: sport, musica, teatro, parola e lavoro che, legati insieme, servono a trasformare la realtà di una persona che é disposta a camminare. Credo che sia una pratica libera, partecipativa e circolare perché rende i ragazzi direttamente responsabili del proprio cammino. Loro vivono la relazione insegnando e imparando a vicenda. Si impara, si fa e si cammina sempre insieme, è questo il segreto. L’ educatore cammina con i ragazzi stando dentro al gruppo, non dirigendolo, essendo esempio di autenticità.
Concludo dicendo che in Exodus, la persona che cammina (ragazzi, educatori…) protagonista della propria vita attraverso la riscoperta delle sue capacità e del proprio “io”. Ognuno rielabora e ricostruisce la sua storia di vita e le sue emozioni progettando il proprio futuro dopo aver conquistato un’ autonomia che gli permetterà di volare con le proprie ali nel mondo.
Sono profondamente grata a Dio che mi ha condotta in questo cammino, e a tutte le persone che hanno camminato e camminano con me sulla strada della vita. Ritorno in Brasile cosciente che sono una piccola figlia di Dio e speranzosa sul futuro di Exodus e della nostra missione.
“La minoranza serena e rivoluzionaria può avventurarsi a fare la differenza in questa stupida e avvelenata società. Dobbiamo stare vicino alle persone che soffrono… dobbiamo essere capaci di sognare e trasformare i nostri sogni in follia.”   Don Antonio Mazzi
Kellen Regina Pires da Silva

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